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Fao: la pesca sostenibile può salvare le tartarughe marine dall’estinzione


giorgio

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ROMA. In occasione della Giornata mondiale degli Oceani 2010, che quest'anno ha per tema «I nostri oceani: opportunità e impegni» la Fao ha presentato delle linee guida per ridurre le morti accidentali delle tartarughe marine, i pacifici rettili che popolano i mari del pianeta da circa 60 milioni di anni ma che sono in rapida diminuzione, tanto che entro questo secolo potrebbero essere estinte.

 

Le minacce sono note e derivano tutte dalle attività antropiche, a cominciare dalle catture accidentali nelle reti e nei palamiti dei pescatori dove spesso muoiono prima di poter essere liberate.

 

Non si sa con precisione quante siano le tartarughe catturate involontariamente ogni anno, ma tutti sono concordi nel dire che per alcune specie come la tartaruga Caretta caretta, quella liuto nel Pacifico e la tartaruga olivasra della costa orientale dell'India, il fenomeno è più che preoccupante.

 

Come sappiamo bene nel Mediterraneo proprio per la Caretta caretta, la pesca non è l'unico problema per le tartarughe marine, anche lo sviluppo edilizio e turistico costiero ha distrutto interi siti di nidificazione e aree fragili e corridoi ecologici, in mare questi rettili soffrono particolarmente la presenza dei rifiuti, in particolare dei sacchetti di plastica che somigliano alle meduse delle quali diverse specie si nutrono.

 

La Fao è però convinta che «La pesca è un settore che possiede le conoscenze ed i materiali necessari per ridurre la mortalità delle tartarughe e che dispone quindi di un vasto potenziale per affrontare questo problema».

 

L'agenzia alimentare dell'Onu propone il documento "Guidelines to Reduce Sea Turtle Mortality in Fishing" che propone il ricorso a nuove tecniche di pesca: «Queste direttive si ispirano agli sforzi mondiali per mettere a punto metodi di riduzione della mortalità delle tartarughe marine legata alla pesca e dimostrano che delle modifiche spesso semplici delle tecniche e pratiche di pesca, coniugate all'utilizzo di tecnologie rispettose delle tartarughe possono fare la differenza» si legge nello documento che riporta disegni e diagrammi per aiutare i pescatori ad adottare i suggerimenti, classificando anche i diversi metodi secondo il tipo di pesca effettuata per facilitare la consultazione, ma riassumendo allo stesso tempo vantaggi e inconvenienti di ogni metodo.

 

Gabriella Bianchi, del dipartimento pesca e acquacoltura della Fao, spiega che «queste linee guida forniscono delle informazioni sulla modifica degli ingegni e dei metodi di pesca e sull'adozione dal parte del settore di approcci volontari di riduzione della mortalità delle tartarughe. Offre anche dei suggerimenti sulle misure di gestione, quali la tassazione delle catture accidentali e le buone pratiche relative che permettono di evitare i punti caldi, la manipolazione e la liberazione delle tartarughe e la riduzione delle attrezzature di pesca abbandonate o perse».

 

Una delle tecniche sperimentate con successo consiste nel rimpiazzare gli ami tradizionali a J dai quali le tartarughe non riescono a liberarsi, ma anche la colorazione delle esche ed una loro selezione più attenta, evitando i ciobi preferiti dalle tartarughe permetterebbero di ridurre le catture accidentali.

 

Tra le altre strategie raccomandate la Fao cita «una leggera modifica della profondità della cala dei palangari e l'installazione sulle reti a strascico di "turtle excluder devices"».

 

Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile

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Carino!

ma sono tutte cose delle quali si parla da anni ma che non sono mai state messe in pratica. Per tanti motivi, soprattutto il fatto che i vari pescatori con i tempi di magra che corrono non si mettono a spendere altri soldi per attrezzature per salvare le tartarughe. Del Turtle excluder devices se ne parla dagli anni '80, utilizzato in Louisiana nella pesca dei gamberi, il concetto è semplice, una botola si apre sotto la spinta di un determinato peso, tipo quello della tartaruga e le consente di abbandonare la rete......... sono un pò di anni che visito pescherecci e sinceramente non me ne è mai capitata una di rete con questo dispositivo.

La pesca col palangarese non si può limitare più di tanto, è legale e le esche usate, soprattutto nel mediterraneo, richiamano per forza anche le tartarughe marine.

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  • 3 weeks later...
Bell'articolo. Purtroppo oltre alla pesca ci molti altri fattori a mettere a rischio le tartarughe, specialmente l'insediamento costiero (poverine dove nidificano se trovano la spiaggia piena di turisti? o di stabilimenti balneari...) e i sacchetti di plastica in mare, ma io michiedo da dove vengono...? cioè le persone civili li buttano nella spazzatura, che si suppone vada all'inceneritore, NON in MARE! eppure ho visto in vacanza gente che raccoglieva la spazza in un sacchetto e poi...l'abbandonava in riva al fiume! o sulla spiaggia!...visto che non si può contare sulla civiltà delle persone, meglio smettere la produzione e il commercio delle bags in plastica (mi sembra che in italia stia x succedere... vero?:laugha::laugha::laugha:)
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meglio smettere la produzione e il commercio delle bags in plastica (mi sembra che in italia stia x succedere... vero?:laugha::laugha::laugha:)

 

Sì o almeno in parte..nel supermercato dv vado io già da 1pò hanno sl buste biodegradabili..niente più plastica..era ora ke s davano 1svegliata..

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