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Ma la tarta non va in letargo da sola?


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Voglio ringraziarvi perchè seguendo i vostri consigli la mia piccola è crescita notevolmente...adesso ho un'altra domanda.ho letto le condizioni del letargo.ma è possibile anke ke una tarta non lo faccia?o meglio, posso indurre io la piccola al letargo?se si come faccio?e in ke periodo si fa?Grazie come sempre a tutti!:laugh8kb:
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Miglior contributo in questa discussione

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Dipende dalla temperatura.

 

Sotto i 10° si bloccano, però bisogna prima metterle a digiuno perchè svuotino l'intestino.

 

Se la tieni al caldo non ci va.

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  • Administrators

Se le tartarughe stanno sopra i 10 gradi non vanno in letargo ma... non mangiano nemmeno...

Per tenerle sveglie e farle mangiare minmo la temperatura dovrebbe essere superiore ai 20 gradi.

 

Comunque per le tartarughe "nostrane" (Testudo hermanni, marginate, greche ecc.) il letargo è FONDAMENTALE.

 

Ciao ciao

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scusate ma non smettono autonomamente di mangiare? o le dobbiamo mettere a dieta noi? Io ancora non ci ho capito nulla. Se è una cosa naturale e fondamentale per le HH come si fa. Come faccio a stabilire che di li a poco se ne vorrà andare in letargo. e Poi sotto i 10° dove di giorno di notte in generale o nell'angolo specifico in cui "dovrebbe" fare il letargo? Aiuto
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Io lascio che la mia faccia tutto da sola, visto che vive fuori.

Semplicemente non la "spingo" a mangiare a metà novembre.

Questo perchè ci piace imboccarla, per avere un contatto con lei. Si fa anche grattare, ora :), prima non lo gradiva, ritraeva la testa.

Come la temp si avvicina ai 15° iniziano a mangiare poco e si preparano al letargo.

Allora non le diamo più nulla, ma si smangiucchia qualche erbetta che trova nel suo recinto(fiori di rosa, trifoglio)

Una decina di giorni di digiuno può essere sufficente per svuotare bene l'intestino, se vedi che nonostante faccia freschino continua a mangiare.

Non darle più insalata e frutta, lasciale l'acqua e la possibilità di sgranocchiare qualche erbetta selvatica, se preferisce.

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  • 4 settimane dopo...

anch'io ho lo stesso problema...

è il primo anno che ho le tarta quindi non so assolutamente nulla di letargo ecc. Prima di tutto vi dico che tarta ho, sono due trachemys scripta scripta che secondo me non hanno nemmeno un anno (più o meno 3,5 cm di carapace ciascuna).

Da qualche parte ho letto che sarebbe meglio far saltare il primo letargo ma poi qualcuno non era d'accordo, qualcun'altro si...insomma ho molte idee e tutte ben confuse!:laugh8kb: Mi potreste aiutare? Più o meno in che periodo dovrebbero andare in letargo? Io l'unica cosa che ho notato è che da qualche tempo stanno sempre a sonnecchiare o sulla zona emersa o sott'acqua ma nn sono sicura che c'entri qualcosa con il letargo...voi che mi dite?

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guarda per essere sicuri, bisognerebbe che le tarta vadino in letargo qnd sono adulte.... e cioè partendo dai 10cm d carapace, più o meno.

sarebbe meglio nn mandare in letargo le più piccole...

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Veramente in natura ci vanno anche appena nate, difatti ne muoiono tantissime.

 

In questo periodo sarà difficile che ci vadano.

 

Quando la temperatura media scende sotto i 10° le Emys si mettono tra le piante acquatiche o sostano sopra il fondo. Se fa più caldo si fanno un giretto.

 

Il letargo delle acquatiche è molto più movimentato di quello delle terrestri, anche perchè un Tritone o un pesce da mangiare si trova sempre.

 

http://www.parks.it/tesi.laurea/tl-PRmonterufeno/indice.html

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Veramente in natura ci vanno anche appena nate, difatti ne muoiono tantissime.

 

Ok, ma detto così sembrerebbe che sia il letargo la causa di morte..

Invece no.

Le morti durante il letargo sono a opera principalmente di animali che le predano, come i roditori, o il terreno alluvionato(per le terrestri) o perchè la piccola era nata tardi ed era deboluccia e già malata.

La baby sane, che non vengano predate, non hanno nessun problema a fare il letargo.

 

Discorso a parte è per le acquatiche in casa,

ma solo perchè le temperature in casa non scendono abbastanza.

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Addirittura pare che aspettino nell'uovo se la deposizione e stata fatta tardi.

 

D'altra parte non è che una tartarughina da 2 cm nata a fine settembre abbia grosse speranze di sopravvivere.

 

E poi è necessario avere uno stagno.

 

Pensiamo come deve essere comodo cercare di dormire sul fondo di un fiume in piena!:rapture:

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la mia è circa 15 cm ma nn l'ho mai mandata in letargo! anche perchè un conto è se sta fuori in un laghetto e un conto se sta in un acquario a casa mia
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  • 2 settimane dopo...

Io ho una trachemys scripta di due anni.

Il primo anno l'ho tenuta in una vaschetta senza riscaldatore (è la mia prima tarta...), ha smesso di mangiare a metà novembre e non è più uscita dall'acqua fino al primo di marzo. Credo che abbia fatto quello che si chama falso letargo: dormiva, ma ogni tanto si svegliava e tirava il capino fuori dall'acqua.

Il secondo anno mi sono documentata - e attrezzata meglio - e l'ho tenuta sveglia in acquario, dopo avere scoperto che una cosa simile poteva debilitarla e farla anche morire.

Quest'anno,però, vorrei farla andare in letargo, visto che alla lunga la mancanza del lngo sonno le fa invecchiare e morire prima, ma... come?...ancora non so. In bacinella in soffitta?

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scusate...ho una trachemys scripta scripta adulta e vorrei sapere se per il letargo devo tenerla sempre in acqua o no? per ora la tengo in una vasca con l'acqua...ma ho notato che non mangia...che fare?
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Si, devi tenerla in acqua sotto i 5° e sopra 1°.

 

Come riuscirci in casa resta un mistero.

 

Se la temperatura scende è normale che non mangi, ed è anche un bene che non lo faccia per il mese prima del letargo.

 

Ciao ciao

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Si, devi tenerla in acqua sotto i 5° e sopra 1°.

 

Come riuscirci in casa resta un mistero.

 

Se la temperatura scende è normale che non mangi, ed è anche un bene che non lo faccia per il mese prima del letargo.

 

Ciao ciao

 

su queste temperature ti contraddico. il letargo va fatto fare con temperature dell'acqua comprese tra 4 e 10 gradi. sotto i 4 gradi rtischi che muoia.

 

allora: "la temperatura minima che consente alle tartarughe di suprare l'inverno è di 4 gradi: a tale temperatura l'acqua ha il suo massimo peso specifico e scende di conseguenza sul fondo. Ecco perchè sul fondo ci sono 4 gradi anche se all'esterno la temperatura è di -20 gradi e il ghiaccio in superficie ha uno spessore di 20 cm. il laghetto va dunque costituito di un profondità minima di 60 cm".

 

"...gli animali durante la loro latenz invrnale, a temperature medi comprese tra 5 gradi e 10 gradi centigradi per un periodo di circa 2-4 mesi..."

 

* m. millefanti (2002, p. 45)

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La mia fonte la sai anche tu;

"

3.4. Svernamento

Durante lo svernamento si e` evidenziata una forte concentrazione di animali nella zona degli alberi. La maggior parte dei punti sono stati ottenuti tramite radio, tuttavia l'avvistamento degli animali #14, 22, 36 e 52 in febbraio '94 ha confermato l'esattezza delle posizioni.

Questi animali sostavano sui fusti sommersi del salice ad una debole profondità (5-10 cm); al contrario i punti degli animali #24 e 42 sono localizzati in una zona di acqua libera con profondità di 50-70 cm; la femmina #6 è l'unica che risulta essersi mossa in modo sensibile tra novembre e febbraio.

La concomitanza di più animali in un ambito piuttosto limitato indica che la scelta del sito di svernamento rappresenta per le E. orbicularis un ulteriore fattore critico nell'organizzazione spaziale dell'attività. Un dato interessante in merito è la discreta fedeltà alla zona di svernamento vista per gli animali #6 e 8 nelle due stagioni invernali consecutive.

Le misurazioni termiche che ho effettuato indicano che la temperatura dell'acqua negli alberi è in media di 1-2 gradi più alta che non in acqua libera, presumibilmente per un effetto di copertura dato dagli alberi che agisce localmente creando condizioni più stabili. Va osservato che in febbraio la superficie dell'acqua era gelata tranne che nelle zone alberate e in minor misura nella parte settentrionale della pozza. Infine va considerato l'ipotizzabile effetto rifugio costituito da tale microhabitat.

Per quanto riguarda gli animali in presunto svernamento sul fango a maggiori profondità, ho già rilevato come la temperatura del fondo sia comunque più elevata, nei mesi invernali, di quella dell'acqua e come la ripresa dell'attività delle E. orbicularis possa correlarsi all'innalzamento primaverile della temperatura dell'acqua rispetto a quella del fondo, come è stato suggerito per Chrysemys picta (Taylor e Noll, 1989).

Studi sulle relazioni termiche di Emididi Nordamericani hanno evidenziato che le tartarughe tendono a 'seppellirsi' sotto il fango ad un livello termico intorno ai 5 °C ipotizzato intermedio fra:

- temperature elevate quel tanto da non causare congelamento dei tessuti;

- temperature basse abbastanza da diminuire il metabolismo minimizzando i costi energetici (Taylor e Noll, 1989).

Va tuttavia considerato che solo per Chrysemys picta è stata dimostrata la capacità di sopravvivere in condizioni totalmente anossiche (Gatten, 1981). Nelle condizioni ambientali che ho rilevato sembra invece che le E. orbicularis preferiscano mantenersi sopra il livello del fondo, a profondità superficiali, evitando lo stress da ipossia e potendo all'occorrenza emergere per respirare. Inoltre la capacità di sfruttare l'ossigeno disciolto in acqua per vie extra-polmonari (epidermide e regione buccofaringea) è stata appurata in molti Emididi (Jackson, in Harless e e Morlock, 1979)."

 

Comunque sopra i 5° si ha un metabolismo troppo alto.

 

Vedi anche http://www.schmuckschildkroeten.de/WINTERRUHE/winterruhe.html

 

La vedo complicata,

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3.4. Svernamento

Durante lo svernamento si e` evidenziata una forte concentrazione di animali nella zona degli alberi. La maggior parte dei punti sono stati ottenuti tramite radio, tuttavia l'avvistamento degli animali #14, 22, 36 e 52 in febbraio '94 ha confermato l'esattezza delle posizioni.

Questi animali sostavano sui fusti sommersi del salice ad una debole profondità (5-10 cm); al contrario i punti degli animali #24 e 42 sono localizzati in una zona di acqua libera con profondità di 50-70 cm; la femmina #6 è l'unica che risulta essersi mossa in modo sensibile tra novembre e febbraio.

La concomitanza di più animali in un ambito piuttosto limitato indica che la scelta del sito di svernamento rappresenta per le E. orbicularis un ulteriore fattore critico nell'organizzazione spaziale dell'attività. Un dato interessante in merito è la discreta fedeltà alla zona di svernamento vista per gli animali #6 e 8 nelle due stagioni invernali consecutive.

Le misurazioni termiche che ho effettuato indicano che la temperatura dell'acqua negli alberi è in media di 1-2 gradi più alta che non in acqua libera, presumibilmente per un effetto di copertura dato dagli alberi che agisce localmente creando condizioni più stabili. Va osservato che in febbraio la superficie dell'acqua era gelata tranne che nelle zone alberate e in minor misura nella parte settentrionale della pozza. Infine va considerato l'ipotizzabile effetto rifugio costituito da tale microhabitat.

Per quanto riguarda gli animali in presunto svernamento sul fango a maggiori profondità, ho già rilevato come la temperatura del fondo sia comunque più elevata, nei mesi invernali, di quella dell'acqua e come la ripresa dell'attività delle E. orbicularis possa correlarsi all'innalzamento primaverile della temperatura dell'acqua rispetto a quella del fondo, come è stato suggerito per Chrysemys picta (Taylor e Noll, 1989).

Studi sulle relazioni termiche di Emididi Nordamericani hanno evidenziato che le tartarughe tendono a 'seppellirsi' sotto il fango ad un livello termico intorno ai 5 °C ipotizzato intermedio fra:

- temperature elevate quel tanto da non causare congelamento dei tessuti;

- temperature basse abbastanza da diminuire il metabolismo minimizzando i costi energetici (Taylor e Noll, 1989).

Va tuttavia considerato che solo per Chrysemys picta è stata dimostrata la capacità di sopravvivere in condizioni totalmente anossiche (Gatten, 1981). Nelle condizioni ambientali che ho rilevato sembra invece che le E. orbicularis preferiscano mantenersi sopra il livello del fondo, a profondità superficiali, evitando lo stress da ipossia e potendo all'occorrenza emergere per respirare. Inoltre la capacità di sfruttare l'ossigeno disciolto in acqua per vie extra-polmonari (epidermide e regione buccofaringea) è stata appurata in molti Emididi (Jackson, in Harless e e Morlock, 1979)."

 

Comunque sopra i 5° si ha un metabolismo troppo alto.

 

Vedi anche http://www.schmuckschildkroeten.de/WINTERRUHE/winterruhe.html

 

La vedo complicata, anche

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Durante lo svernamento si e` evidenziata una forte concentrazione di animali nella zona degli alberi. La maggior parte dei punti sono stati ottenuti tramite radio, tuttavia l'avvistamento degli animali #14, 22, 36 e 52 in febbraio '94 ha confermato l'esattezza delle posizioni.

Questi animali sostavano sui fusti sommersi del salice ad una debole profondità (5-10 cm); al contrario i punti degli animali #24 e 42 sono localizzati in una zona di acqua libera con profondità di 50-70 cm; la femmina #6 è l'unica che risulta essersi mossa in modo sensibile tra novembre e febbraio.

La concomitanza di più animali in un ambito piuttosto limitato indica che la scelta del sito di svernamento rappresenta per le E. orbicularis un ulteriore fattore critico nell'organizzazione spaziale dell'attività. Un dato interessante in merito è la discreta fedeltà alla zona di svernamento vista per gli animali #6 e 8 nelle due stagioni invernali consecutive.

Le misurazioni termiche che ho effettuato indicano che la temperatura dell'acqua negli alberi è in media di 1-2 gradi più alta che non in acqua libera, presumibilmente per un effetto di copertura dato dagli alberi che agisce localmente creando condizioni più stabili. Va osservato che in febbraio la superficie dell'acqua era gelata tranne che nelle zone alberate e in minor misura nella parte settentrionale della pozza. Infine va considerato l'ipotizzabile effetto rifugio costituito da tale microhabitat.

Per quanto riguarda gli animali in presunto svernamento sul fango a maggiori profondità, ho già rilevato come la temperatura del fondo sia comunque più elevata, nei mesi invernali, di quella dell'acqua e come la ripresa dell'attività delle E. orbicularis possa correlarsi all'innalzamento primaverile della temperatura dell'acqua rispetto a quella del fondo, come è stato suggerito per Chrysemys picta (Taylor e Noll, 1989).

Studi sulle relazioni termiche di Emididi Nordamericani hanno evidenziato che le tartarughe tendono a 'seppellirsi' sotto il fango ad un livello termico intorno ai 5 °C ipotizzato intermedio fra:

- temperature elevate quel tanto da non causare congelamento dei tessuti;

- temperature basse abbastanza da diminuire il metabolismo minimizzando i costi energetici (Taylor e Noll, 1989).

Va tuttavia considerato che solo per Chrysemys picta è stata dimostrata la capacità di sopravvivere in condizioni totalmente anossiche (Gatten, 1981). Nelle condizioni ambientali che ho rilevato sembra invece che le E. orbicularis preferiscano mantenersi sopra il livello del fondo, a profondità superficiali, evitando lo stress da ipossia e potendo all'occorrenza emergere per respirare. Inoltre la capacità di sfruttare l'ossigeno disciolto in acqua per vie extra-polmonari (epidermide e regione buccofaringea) è stata appurata in molti Emididi (Jackson, in Harless e e Morlock, 1979)."

 

Comunque sopra i 5° si ha un metabolismo troppo alto.

 

Vedi anche http://www.schmuckschildkroeten.de/WINTERRUHE/winterruhe.html

 

La vedo complicata, anche perchè

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Questi animali sostavano sui fusti sommersi del salice ad una debole profondità (5-10 cm); al contrario i punti degli animali #24 e 42 sono localizzati in una zona di acqua libera con profondità di 50-70 cm; la femmina #6 è l'unica che risulta essersi mossa in modo sensibile tra novembre e febbraio.

La concomitanza di più animali in un ambito piuttosto limitato indica che la scelta del sito di svernamento rappresenta per le E. orbicularis un ulteriore fattore critico nell'organizzazione spaziale dell'attività. Un dato interessante in merito è la discreta fedeltà alla zona di svernamento vista per gli animali #6 e 8 nelle due stagioni invernali consecutive.

Le misurazioni termiche che ho effettuato indicano che la temperatura dell'acqua negli alberi è in media di 1-2 gradi più alta che non in acqua libera, presumibilmente per un effetto di copertura dato dagli alberi che agisce localmente creando condizioni più stabili. Va osservato che in febbraio la superficie dell'acqua era gelata tranne che nelle zone alberate e in minor misura nella parte settentrionale della pozza. Infine va considerato l'ipotizzabile effetto rifugio costituito da tale microhabitat.

Per quanto riguarda gli animali in presunto svernamento sul fango a maggiori profondità, ho già rilevato come la temperatura del fondo sia comunque più elevata, nei mesi invernali, di quella dell'acqua e come la ripresa dell'attività delle E. orbicularis possa correlarsi all'innalzamento primaverile della temperatura dell'acqua rispetto a quella del fondo, come è stato suggerito per Chrysemys picta (Taylor e Noll, 1989).

Studi sulle relazioni termiche di Emididi Nordamericani hanno evidenziato che le tartarughe tendono a 'seppellirsi' sotto il fango ad un livello termico intorno ai 5 °C ipotizzato intermedio fra:

- temperature elevate quel tanto da non causare congelamento dei tessuti;

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Va tuttavia considerato che solo per Chrysemys picta è stata dimostrata la capacità di sopravvivere in condizioni totalmente anossiche (Gatten, 1981). Nelle condizioni ambientali che ho rilevato sembra invece che le E. orbicularis preferiscano mantenersi sopra il livello del fondo, a profondità superficiali, evitando lo stress da ipossia e potendo all'occorrenza emergere per respirare. Inoltre la capacità di sfruttare l'ossigeno disciolto in acqua per vie extra-polmonari (epidermide e regione buccofaringea) è stata appurata in molti Emididi (Jackson, in Harless e e Morlock, 1979)."

 

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La vedo complicata, anche perchè in

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La concomitanza di più animali in un ambito piuttosto limitato indica che la scelta del sito di svernamento rappresenta per le E. orbicularis un ulteriore fattore critico nell'organizzazione spaziale dell'attività. Un dato interessante in merito è la discreta fedeltà alla zona di svernamento vista per gli animali #6 e 8 nelle due stagioni invernali consecutive.

Le misurazioni termiche che ho effettuato indicano che la temperatura dell'acqua negli alberi è in media di 1-2 gradi più alta che non in acqua libera, presumibilmente per un effetto di copertura dato dagli alberi che agisce localmente creando condizioni più stabili. Va osservato che in febbraio la superficie dell'acqua era gelata tranne che nelle zone alberate e in minor misura nella parte settentrionale della pozza. Infine va considerato l'ipotizzabile effetto rifugio costituito da tale microhabitat.

Per quanto riguarda gli animali in presunto svernamento sul fango a maggiori profondità, ho già rilevato come la temperatura del fondo sia comunque più elevata, nei mesi invernali, di quella dell'acqua e come la ripresa dell'attività delle E. orbicularis possa correlarsi all'innalzamento primaverile della temperatura dell'acqua rispetto a quella del fondo, come è stato suggerito per Chrysemys picta (Taylor e Noll, 1989).

Studi sulle relazioni termiche di Emididi Nordamericani hanno evidenziato che le tartarughe tendono a 'seppellirsi' sotto il fango ad un livello termico intorno ai 5 °C ipotizzato intermedio fra:

- temperature elevate quel tanto da non causare congelamento dei tessuti;

- temperature basse abbastanza da diminuire il metabolismo minimizzando i costi energetici (Taylor e Noll, 1989).

Va tuttavia considerato che solo per Chrysemys picta è stata dimostrata la capacità di sopravvivere in condizioni totalmente anossiche (Gatten, 1981). Nelle condizioni ambientali che ho rilevato sembra invece che le E. orbicularis preferiscano mantenersi sopra il livello del fondo, a profondità superficiali, evitando lo stress da ipossia e potendo all'occorrenza emergere per respirare. Inoltre la capacità di sfruttare l'ossigeno disciolto in acqua per vie extra-polmonari (epidermide e regione buccofaringea) è stata appurata in molti Emididi (Jackson, in Harless e e Morlock, 1979)."

 

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Questi animali sostavano sui fusti sommersi del salice ad una debole profondità (5-10 cm); al contrario i punti degli animali #24 e 42 sono localizzati in una zona di acqua libera con profondità di 50-70 cm; la femmina #6 è l'unica che risulta essersi mossa in modo sensibile tra novembre e febbraio.

La concomitanza di più animali in un ambito piuttosto limitato indica che la scelta del sito di svernamento rappresenta per le E. orbicularis un ulteriore fattore critico nell'organizzazione spaziale dell'attività. Un dato interessante in merito è la discreta fedeltà alla zona di svernamento vista per gli animali #6 e 8 nelle due stagioni invernali consecutive.

Le misurazioni termiche che ho effettuato indicano che la temperatura dell'acqua negli alberi è in media di 1-2 gradi più alta che non in acqua libera, presumibilmente per un effetto di copertura dato dagli alberi che agisce localmente creando condizioni più stabili. Va osservato che in febbraio la superficie dell'acqua era gelata tranne che nelle zone alberate e in minor misura nella parte settentrionale della pozza. Infine va considerato l'ipotizzabile effetto rifugio costituito da tale microhabitat.

Per quanto riguarda gli animali in presunto svernamento sul fango a maggiori profondità, ho già rilevato come la temperatura del fondo sia comunque più elevata, nei mesi invernali, di quella dell'acqua e come la ripresa dell'attività delle E. orbicularis possa correlarsi all'innalzamento primaverile della temperatura dell'acqua rispetto a quella del fondo, come è stato suggerito per Chrysemys picta (Taylor e Noll, 1989).

Studi sulle relazioni termiche di Emididi Nordamericani hanno evidenziato che le tartarughe tendono a 'seppellirsi' sotto il fango ad un livello termico intorno ai 5 °C ipotizzato intermedio fra:

- temperature elevate quel tanto da non causare congelamento dei tessuti;

- temperature basse abbastanza da diminuire il metabolismo minimizzando i costi energetici (Taylor e Noll, 1989).

Va tuttavia considerato che solo per Chrysemys picta è stata dimostrata la capacità di sopravvivere in condizioni totalmente anossiche (Gatten, 1981). Nelle condizioni ambientali che ho rilevato sembra invece che le E. orbicularis preferiscano mantenersi sopra il livello del fondo, a profondità superficiali, evitando lo stress da ipossia e potendo all'occorrenza emergere per respirare. Inoltre la capacità di sfruttare l'ossigeno disciolto in acqua per vie extra-polmonari (epidermide e regione buccofaringea) è stata appurata in molti Emididi (Jackson, in Harless e e Morlock, 1979)."

 

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La vedo complicata, anche perchè in natura possono

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